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Oggi, ho avuto modo di seguire, anche se un po’ alla scappa e fuggi, la bella trasmissione condotta da Corrado Augias su Rai 3 intorno alle 13,00 – e, tra l’altro, ho appreso con dispiacere, che per il giornalista, questa era la sua ultima apparizione televisiva, per i “raggiunti limiti di età”…-.

La puntata odierna era dedicata al tema della legalità affrontato dal punto di vista dei/le ragazzi/e di un Liceo de L’Aquila, insieme a due loro insegnanti, quindi di chi ha vissuto un dramma in una città con tante, troppe ferite ancora aperte. La questione posta sul tappeto era che l’obiettivo della legalità non può essere disgiunto da quello della ricerca ed affermazione di giustizia, per cui se per concretizzare quest’ultima è necessario violare anche delle leggi, che in quella situazione non sono dalla parte dei cittadini, ne consegue che della legalità non si può fare un valore assoluto.

Il video realizzato dai/le giovani del Liceo è emblematico al riguardo, quando ad esempio, si riporta che molte persone, per manifestare il loro malcontento rispetto alla beffa della ricostruzione, tanto strombazzata dagli scranni di potere ed in realtà avvenuta con il contagocce, sono state denunciate e condannate perché hanno “infranto la legge”. Penetrare nella zona rossa, tra le macerie, ancora accatastate, con l’intento di far qualcosa contro l’inerzia colpevole dello Stato, è vietato e chi lo ha fatto, anche per dimostrare la propria condivisibile rabbia ed indignazione, si trova ora a dover girare nelle aule di tribunale come un delinquente.

La questione legalità, quindi, merita di essere scandagliata nelle sue sfaccettature, perché se scissa dal riconoscimento del diritto alla giustizia, diventa sopruso bello e buono, sopraffazione del più forte contro il più debole e, purtroppo, la storia dello Stato italiano non è affatto esente da tutto questo. Solo per citare un altro episodio recente: Genova G8 2001, senza nessuna giustificazione e tolleranza verso i black bloc, ma i tutori della legge, quando sono entrati nella scuola Diaz, servivano lo Stato…

Insomma, tema spinoso ma che è bene sviscerare con i nostri/alunni/e, anche in “tenera età” perché possano imparare a guardare la realtà da varie angolazioni, nella sua complessità sempre nell’ottica di coltivare coscienze che sappiano compiere scelte responsabili e consapevoli, forse non sempre nella “legalità” per come la intende lo Stato quando esercita repressione ed oppressione. Il messaggio degli aquilani va in questo senso: è pieno di coraggio, di determinazione, di speranza nel non volersi arrendere. Per questo, ha bisogno della nostra solidarietà, unendoci a loro nella denuncia di una vergogna che ora non fa più cronaca, forse solo se fa comodo nelle campagne elettorali. Ripeto, solidarietà dal basso contro l’arroganza e protervia dei vertici, sempre più distanti e contrapposti alle esigenze della società civile.

Ecco il video dei giovani de L’Aquila: ringrazio loro e le insegnanti che con passione hanno realizzato un’importante testimonianza dall’indiscutibile valore educativo e civile.